Che spettacolo! Emergenze sentimentali
Uso e abuso della telefonia mobile 3
L'ECLETTICO - web "aperiodico"
CHE SPETTACOLO! EMERGENZE SENTIMENTALI
Uso e abuso della telefonia mobile 3/15
ALLO SPETTACOLO COL CELLULARE
Quando è a un concerto, al cinema, al teatro… il mio amico è educato e spegne la suoneria del telefono. Accortezza che non gli impedisce di continuare a picchiettare sulla tastiera per ricevere ed inviare messaggi… ed infastidire chi gli sta accanto col suo ticchettio e la luce fluorescente del display.
Ho visto tanti fare lo stesso, magari dopo aver sgomitato per prendere posto in prima fila, ed inviare messaggi del tutto banali e per nulla urgenti, vuol dire che si stavano annoiando, e allora perché non se ne sono andati altrove?
O forse è perché ormai è la pervasività della televisione ed il modo di guardarla (per legittima difesa dalle interruzioni pubblicitarie) che ci ha abituati a seguire tutte le cose facendo altro e distraendosi in continuazione.
Oltretutto, quando in scena ci sono attori e musicisti dal vivo, trovo che questo atteggiamento sia ancor più disdicevole risultando una grave mancanza di riguardo nei loro confronti.
Io penso che quando si sta vivendo qualche bella esperienza, di qualunque genere essa sia, non si possa fare di meglio che… viverla davvero, anche per poterla poi raccontare a chi ci è caro; cosa che non si può certo fare se ci si trasferisce altrove… nella sfera digitale.
Forse sono troppo ansioso, giudichi chi legge, ma se durante un concerto io avessi con me un cellulare, anche se l’avessi spento, trascorrerei tutto il tempo della sua durata nel terrore di aver sbagliato qualche comando e di sentirlo improvvisamente trillare, magari proprio nell’esatto momento di maggiore intensità e coinvolgimento emotivo dell’esecuzione.
Piuttosto che disturbare anche solo con un colpo di tosse, nel tentativo di soffocarlo mi è capitato in qualche occasione di rischiare io stesso il soffocamento!
Una delle situazioni più imbarazzanti che ho vissuto è stata quando, durante uno splendido concerto di liuto, una toccata rinascimentale è stata “sfregiata” dalla prepotente suoneria del cellulare della persona che avevo accanto (che non l’aveva spento nonostante l’invito a farlo esplicitamente rivolto al pubblico dagli organizzatori prima dell’inizio del concerto) e che, me sciagurato, io stesso avevo invitato!
Mi sono sentito in colpa nei confronti degli altri spettatori, e del concertista sul palco, per tutto il resto del concerto (ed anche dopo!).
Perciò, se avessi un cellulare, per non correre rischi lo lascerei a casa, dove posso essere raggiunto sul telefono fisso e quindi a cosa mi serve avere il cellulare? Farne a meno è una libertà che suggerisco a chi legge di provare, non se ne pentirà! Chi l’ha detto che si deve essere rintracciabili in ogni momento?
AGGIORNAMENTO 2016
Sono strafelice di aver trovato corrispondenza in quanto fin qui affermato nelle (peraltro ottime) presentazioni dei concerti milanesi del festival MiTo SettembreMusica 2016 proposte dalla musicologa Gaia Varon.
Con i suoi modi molto gentili, al termine delle puntuali note esplicative del concerto che si va ad ascoltare, raccomanda al pubblico non soltanto di silenziare i telefoni cellulari ma di spegnerli proprio del tutto (raccomandazione opportunamente stampata anche sotto il programma dei concerti sul programma di sala), in modo da non disturbare, nel modo che già sopra si è ampiamente descritto, il godimento del concerto da parte dei propri vicini di posto... Ed anche di quelli lontani visto che, nel buio, la luce degli schermi ha la potenza di un faro nella notte!
È desolante che ormai si debba arrivare al punto di dover "implorare" la buona educazione, ma se gli odierni telefoni sono "smart" i loro proprietari non sempre lo sono altrettanto! Chi conosce l'inglese capirà.
EMERGENZE SENTIMENTALI
La fidanzata del mio amico dice che vuole essere libera di poterlo chiamare quando vuole, se necessario anche alle due di notte.
Ma alle due di notte le persone sane (e che vogliono restare tali) di solito dormono. Specialmente dovrebbero sforzarsi di farlo quelle che di solito faticano a prendere sonno e la mattina hanno difficoltà ad alzarsi ed hanno bisogno di tempi lunghi prima di potersi dedicare alle proprie attività.
E se uno mi telefonasse a quell’ora di sicuro mi spaventerebbe, temendo, come in passato mi è capitato, la comunicazione di una brutta notizia.
Per cui se l’urgenza, o la brutta notizia, sciaguratamente ci sono davvero, allora si telefona ed è sufficiente la linea fissa. Altrimenti è meglio evitare di chiamare a certe ore e rinviare tutto il resto che è differibile.
Se questo per qualcuno significa aridità di sentimenti cosa dire dei soldati che in trincea al fronte senza notizie dei propri cari ne conservavano uno scritto ed una foto nella tasca sul cuore? Forse volevano meno bene di chi si scambia messaggi a ripetizione? E l’attesa di una lettera, e poi il suo arrivo quanto in più valevano rispetto al freddo avviso che è arrivato un messaggio?
Conoscevo un marinaio che trascorreva sei mesi all’anno lontano da casa nella sala macchine di una nave mercantile. Telefonava alla moglie quando ne aveva la possibilità arrivando in qualche porto. Quelle poche parole saranno state molto significative e pesanti. E invece quanti ricordi, inclusi i disegni e i racconti (e, sulla busta, i francobolli con scritte e immagini da paesi lontani) per i bambini, nelle lettere poi raccolte e sfogliate con nostalgia e rinnovata commozione assieme alla sua sposa negli anni dell’infine raggiunto, e meritato, riposo.
Giovanni Guzzi, marzo 2013
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